La
legge di gravitazione universale segnò una svolta nella storia della fisica,
ma pose anche nuovi problemi.
I Il problema dell'azione a distanza
La
legge di gravitazione implica la
presenza di almeno due masse che si attirano vicendevolmente, senza toccarsi
anche se si trovano a notevole distanza.
Una massa m, avvicinandosi a un'altra massa M, sembra sentire in
qualche modo la sua presenza e interagisce con essa; ma come, se
l'interazione avviene quando le due masse sono ancora molto lontane e
non si toccano?
Tuttavia, nel 1800, Faraday cominciò a pensare all'idea di un campo, cioè
di una regione dello spazio perturbata dalla
presenza di qualcosa come la massa, la carica elettrica o altro
e la sua idea fu poi definitivamente confermata da Maxwell alla fine del
secolo e da Einstein all'inizio del 1900.
Nasce così, per spiegare l'azione a distanza delle forze, il concetto di campo.
Il caso più comune è quello del
campo gravitazionale, ma il concetto di campo ha carattere
generale e lo troveremo ogni volta che parleremo di forze che agiscono
a distanza, per esempio nel caso delle forze elettriche o delle forze
magnetiche. Per definire un campo, possiamo dire che un campo è
ciò che influisce in ogni zona di una porzione di spazio in cui
sia presente una perturbazione generata da una massa, da una carica elettrica
o da qualsiasi altra cosa la cui azione si possa rilevare nello spazio
circostante.
Provoca nei vari casi o forze gravitazionali su eventuali altre masse
o forze elettriche su altre cariche elettriche o altri tipi di forza negli
altri casi; in quella regione di spazio.
Non
esistono quindi solo campi di forze, ma anche campi scalari, quando la
grandezza di cui si studia la distribuzione nello spazio è una grandezza
scalare, come la temperatura (che varia nel tempo e a seconda del luogo)
o la pressione.
Un esempio di campo scalare è il campo di pressione rappresentato
dalle isobare che uniscono tutti i punti aventi la stessa pressione
atmosferica.
Un concetto affatto
nuovo sorse quando Newton fondò la teoria della gravitazione universale.
Secondo questa teoria, la Terra, la Luna, il Sole e i pianeti esercitano
tutti forze gli uni sugli altri senza essere a contatto, o senza essere
immersi in un mezzo materiale in cui quelle forze possano propagarsi.
Per descrivere l'interazione gravitazionale (e, in seguito, anche le forze
elettriche) è stata usata l'espressione «azione a distanza» perché era
inconcepibile la propagazione della forza gravitazionale attraverso lo
spazio vuoto.
Newton non tentò di spiegare perché la forza gravitazionale agisce attraverso il vuoto. Nel discutere questa notevole proprietà della gravità nei suoi Principia, Newton scrisse: "Hypotheses non fingo" (Non avanzo ipotesi '). Newton cercò solo di interpretare i dati d'osservazione nell'ambito di un contesto matematico coerente e utile. Egli riuscì in questo intento senza dovere oltrepassare il confine fra la fisica e la matematica, cioè senza chiedersi "perché?".
La soluzione più popolare dei dilemma posto dalle forze agenti a distanza fu l'invenzione dell'etere, una delle più famose ipotesi ad hoc della fisica. L'ipotesi dell'etere spiegava solo ciò per la cui spiegazione era stata inventata, e non serviva ad altro. L'etere possedeva una sola proprietà, quella di trasmettere le forze agenti a distanza. Si riteneva che fosse una sorta di gelatina invisibile e senza massa. Se la gelatina viene colpita in un punto, la pressione prodotta induce una deformazione che si trasmette ad altri punti; le particelle materiali presenti nella gelatina sono a contatto e quindi propagano la deformazione. L'etere che fu inventato per spiegare le forze agenti a distanza non era materiale e non erano coinvolte forze di contatto (almeno, nel senso ordinario del termine). Ma ciò non sembrava preoccupare coloro che avevano avanzata questa ipotesi; essi procedettero alla costruzione di elaborate teorie delle tensioni, delle deformazioni e dei vortici all'interno dell'etere. Si riteneva anche che questo stesso etere fosse il mezzo in cui si propagava la luce; perciò, esso era chiamato talvolta etere luminifero. |
Il concetto di etere restò in voga fino agli albori del ventesimo secolo, quando fu finalmente tolto di mezzo da Einstein nella sua teoria della relatività. La teoria dell'etere era stata costretta a includere tante ipotesi ad hoc per spiegare tanti fatti che finì per crollare, principalmente sotto il proprio peso. Fu sostituita con il tentativo di interpretazione di tutte le forze agenti a distanza basato sulla teoria dei campi.