La maggior
parte degli oggetti che ci circondano non sono sorgenti luminose.
Per distinguerli dagli altri li chiameremo oggetti opachi.
Come è possibile vedere un oggetto che non emette radiazioni
luminose?
Dobbiamo considerarli alla stregua di bersagli diversi dal
corpo nero.
Alcuni si fanno attraversare come se non esistessero (sono
trasparenti alla luce visibile), come ad esempio il vetro.
Per tutti gli altri la luce che li colpisce solo in parte viene
assorbita.
Per essere più esatti solo alcuni colori (frequenze)
vengono assorbiti gli altri vengono riflessi.
Il nostro occhio registra ciò che giunge alla retina,
senza distinguere se il raggio è o non è riflesso.
Se il corpo riflette solo il rosso affermeremo che il corpo è rosso,
come se stessimo guardando la ghisa fusa ad una temperatura di 800°C.
C'è dunque alla base del 'vedere' una iterazione tra
la luce incidente e un oggetto opaco.
In questo caso operiamo su oggetti aventi dimensioni massicce
rispetto alle dimensioni dei raggi luminosi avremo in generale la possibilità di
descrivere l'evento analizzato utilizzando l'ottica geometrica e affermeremo
che la luce viaggia rettilineamente (raggi di luce).
L'ottica geometrica considera un fascio di luce come un insieme
di sottili fascetti rappresentabili mediante linee rette che individuano
la direzione di propagazione. I fascetti luminosi vengono detti raggi di
luce. Del resto quest'ipotesi viene confermata dall'osservazione della formazione
dei coni d'ombra che vengono a formarsi quando la luce emanata da un sorgente
incontra un corpo opaco.
Parleremo di riflessione caotica se la luce viene riflessa
da un oggetto scabro e la luce riflessa sarà percepita come diffusa
dall'oggetto opaco, basta pensare ad un raggio luminoso che colpisce un muro
verde.
Lo specchio invece riflette la luce in modo che sia possibile
vedere l'oggetto che ha illuminato lo stesso. Pensate che un oggetto illuminato
si comporta come una sorgente (per riflessione) e pertanto può a sua
volta illuminare un altro corpo opaco.
Chiameremo sorgenti ogni oggetto in grado di emettere radiazioni luminose. ( Sole, Fiamme, lampadine accese, ...)
Lo spettro della luce visibile
LUNGHEZZE D'ONDA ESPRESSE IN 10 -9 METRI
La frequenza è espressa in Hz (ν= c/λ) dell'ordine del 10 16 Hz)
Il colore è un fenomeno psico-fisico legato alla luce.
Il colore senza luce non esiste; basti pensare che nell'oscurità profonda
ciò che si intravede è privo di colori.
Il colore esiste in funzione della percezione che di esso abbiamo attraverso
l'occhio e il cervello (a parte i ciechi, neppure i daltonici percepiscono
correttamente i colori).
Inoltre la percezione dei colori dipende dalla composizione spettrale
della luce e dalla qualità del materiale illuminato.
Per capire il colore possiamo fare il parallelo col mondo dei suoni, assai
più familiare; un tamburo emette note meno acute di un violino, perché la
frequenza delle vibrazioni sonore del tamburo è inferiore a quelle del violino.
SCOMPOSIZIONE DELLA LUCE BIANCA
Per mezzo di un prisma trasparente
la luce bianca viene scomposta nei colori che la compongono;
nel loro insieme, tali colori formano lo "spettro".
Il blu ha lunghezza d'onda più bassa rispetto al rosso.
(Da documentazione AGFA)
COLORI E LUNGHEZZE D'ONDA
La figura schematizza la corrispondenza tra i diversi colori e le rispettive lunghezze d'onda. L'unità di misura di queste ultime è l'Angstrom (A).A sinistra si ha la zona dei raggi ultravioletti, a destra quella degli infrarossi.
Anche nel caso della luce si parla di frequenza o, più comunemente, di lunghezza
d'onda, al variare della quale variano i colori risultanti.
La luce bianca è il risultato della mescolanza di tutte le altre tonalità
di colore, presenti in proporzioni uguali. Pertanto si parla di "spettro"
di colori, ossia dell'insieme di tutti i colori possibili; esempi di spettri
colorati sono costituiti dall'arcobaleno o dal fascio di luce scomposta da
un prisma trasparente.
Sintesi additiva
In pratica, l'esperienza insegna che tutti i colori possono essere ottenuti
partendo da tre fasci luminosi nei cosiddetti colori primari: rosso,
verde e blu. Questo procedimento, che parte dal buio e somma
le luci, si chiama "processo additivo" o "sintesi additiva"
dei colori.
L'unione dei tre colori primari (o fondamentali) dà il bianco; quando i colori
primari vengono uniti due a due si ottengono invece i cosiddetti colori
complementari; il blu e il rosso danno il magenta (colore complementare
del verde), il rosso e il verde danno il giallo (complementare del
blu), il verde e il blu danno il ciano (complementare del rosso). Il
colore ciano viene anche denominato cyan o blu/verde.
Tre fasci di luce nei colori primari (blu, verde, rosso), sovrapponendosi
due a due formano i colori complementari (giallo, magenta, ciano);
dove si sovrappongono tutti e tre, danno origine al bianco.
(Da documentazione AGFA)
PROCESSO SOTTRATTIVO DEI COLORI
Un fascio di luce bianca viene fatto passare attraverso tre filtri
realizzati nei colori complementari (giallo, magenta, ciano).
La sovrapposizione di due fasci colorati genera i colori primari (blu, verde,
rosso),
mentre la presenza contemporanea dei tre filtri produce il nero.
(Da documentazione AGFA)
Sintesi sottrattiva
La sintesi additiva parte da tre sorgenti luminose colorate per ottenere
tutti gli altri colori. Se si ha invece una sola sorgente di luce, bisogna
ricorrere alla "sintesi sottrattiva", che è la stessa che
avviene quando si usano i coloranti (come i tubetti del pittore o l'inchiostro
di una stampante).
Con la sintesi sottrattiva i colori vengono generati da una sola sorgente
di luce (supposta bianca), che viene fatta passare attraverso filtri
colorati realizzati nei colori complementari suddetti. Le superfici colpite
dai raggi luminosi si comportano in modi diversi, a seconda che li riflettano
o li assorbano in maggiore o minore misura. Nella pratica, tutti i corpi assorbono
la luce, a causa della rugosità della superficie.
Riflessione e diffusione
I corpi perfettamente levigati (come gli specchi) riflettono la luce
secondo le leggi della riflessione geometrica, dove l'angolo
del raggio riflesso è uguale a quello del raggio incidente.
LUCE RIFLESSA
Quando la superficie è perfettamente levigata,
il raggio riflesso rimbalza
secondo le leggi dell'ottica geometrica. I corpi non perfettamente levigati,
invece, riflettono in tutte le direzioni la luce che li colpisce, provocando
una diffusione; anche i mezzi trasparenti provocano la diffusione della
luce, come avviene nel cielo.
LUCE DIFFUSA
Le superfici reali sono tutte più o meno ruvide, quindi la luce incidente viene riflessa in più direzioni, provocandone la diffusione.